Seminari e conferenze

 

Università degli Studi di Salerno

Facoltà di Scienze Politiche

Aula dei Consigli

31 maggio 2011

 

Seminario sul tema

"Il filosofo profondo. Giovan Battista Scalfati patrizio di Nocera (1712-1804).

Cultura e dibattito riformatore nel Regno di Napoli"

 

Interventi di:

Prof. Giuseppe Foscari

Prof. Avv. Massimo Scalfati

Prof. Alfonso Tortora

Prof.ssa Claudia Pingaro

 

Istituto Italiano di Scienze sociali

www.istitutoisis.it

 Istituto Italiano  per gli Studi Filosofici

 

ISIS - Istituto Italiano di Scienze Sociali

martedì 21 giugno 2011 – ore 17,00

presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Palazzo Serra di Cassano

tavola rotonda sul tema

 

GIOVAN BATTISTA SCALFATI

(1712-1804)

UN riformatore ILLUMINISTA

NELLA NAPOLI DEL ‘700

 

Introduce e modera:

 

Armida Parisi

Docente – Giornalista servizi culturali del ROMA

 

Intervengono:

 

Eva Scalfati

Magistrato

 

Alfonso Tortora

Docente di Metodologia della ricerca storica

Università degli Studi di Salerno

 

Claudia Pingaro

Università degli Studi di Salerno

Autrice del volume

“Il filosofo profondo. Giovan Battista Scalfati patrizio di Nocera.

Cultura e dibattito riformatore nel Regno di Napoli”

 

Massimo Scalfati

Presidente ISIS - Istituto Italiano di Scienze Sociali

 

 

 

Uno scienziato sociale nella Napoli del '700 *

 

La sociologia è scienza nata nell’800, ma già nel ‘700 c’era chi analizzava i problemi sociali con metodo scientifico.

Di recente è stato pubblicato il volume di Claudia Pingaro intitolato “Il filosofo profondo. Cultura e dibattito riformatore nel regno di Napoli” (Libellula Edizioni, 2010), che è incentrato sulla personalità di Giovan Battista Scalfati, nobile di Nocera, vissuto dal 1712 al 1804, studioso di problemi sociali ed economici ed autore, tra l’altro, di un “Piano di economia riguardante la città di Nocera così in rapporto del suo terreno che in riguardo del suo popolo”, nonché di “Ricerche sulla moneta di rame nel Regno di Napoli” e “Ricerche intorno all'Economia politica delle arti del Regno di Napoli”.

Claudia Pingaro, collaboratrice delle cattedre di Storia moderna e di Storia delle città dell’Ateneo di Salerno, dottore di ricerca presso il Dipartimento di Teoria e storia delle istituzioni, è autrice di numerosi saggi sulla società meridionale.

Ma perché il titolo “filosofo profondo”? Il termine “filosofo” nel suo significato settecentesco e illuministico, ha ricordato Giuseppe Galasso, indicava la figura dell’intellettuale che si muoveva sulla base di un sistema generale di pensiero ed era, perciò, portatore di una visione totale del mondo e della società.

Nel ‘700, nel regno di Napoli, il vivace dibattito sulla necessità di riformare le istituzioni politiche e le strutture sociali ed economiche si collocava nel solco del pensiero illuminista europeo. Giuseppe Galasso (nel volume “La filosofia in soccorso de’ Governi”, Napoli, 1989) ha fornito una magistrale panoramica sul riformismo meridionale.

Si trattava di una vera e propria “rivoluzione ideale”, benché affermata – come ha osservato Franco Venturi (in “Illuministi italiani” – vol. V – “Riformatori napoletani”) “con una moderazione ed un linguaggio paterno” e, come nel caso di Giovan Battista Scalfati, proposta da un uomo che apparteneva, comunque, ad un “milieu familiare tipico dell’ancien régime”, come ha evidenziato Francesco Barra nell’introduzione al libro della Pingaro.

Dal canto suo, Ernst Cassirer (in Storia della filosofia moderna) ha parlato di “processo universale del filosofare”. Sicché, anche quando pensatori sociali, come Scalfati, si dedicavano allo studio di singole realtà territoriali e sociali (es. il territorio nocerino) non veniva meno quella “totalità sistematica perseguita dall’Illuminismo”, che assumeva a fondamento l’universalità. Ma proprio in questa universalità risiedono l’apriorismo e l’astrattezza dell’Illuminismo, che sono stati criticati da Croce.

Però, nel 1785, quando Scalfati redigeva il “Piano di economia riguardante la città di Nocera”, non si era ancora spenta l’eco delle speranze suscitate dal buon governo di Carlo di Borbone e di Bernardo Tanucci e nulla lasciava presagire l’evoluzione dell’Illuminismo verso il rivoluzionarismo, con le rotture avutesi, poi, con la parentesi giacobina del 1799 e con il successivo irrigidimento borbonico.

Scalfati, sia pure da intellettuale di provincia, respirò il clima illuministico italiano ed europeo e, come gli altri pensatori sociali, ne trasse conseguenze sul piano politico, scorgendovi in esso lo strumento per “una vigorosa reazione al disinteresse della cosa pubblica e alla separazione della cultura dalla società”.

Perciò l’Illuminismo, inteso come profondo cambiamento culturale, fu adoperato nel segno del trasferimento delle idee dal piano teorico, a cui esse appartenevano, al piano delle politiche di governo delle istituzioni e del territorio. A Napoli, come in diversi Stati europei, i Sovrani permisero che si esprimesse la progettualità illuministica. Un po’ dappertutto si era diffusa la consapevolezza che lo Stato non poteva essere governato con metodi, procedure ed istituti, che erano un retaggio della feudalità, sicché andavano applicati i criteri di razionalità che permeavano la cultura del tempo e che la Pingaro indica nell’equazione: ragione-utilità-pubblica felicità.

Il volume, dopo aver preso in esame il clima riformista del Regno di Napoli nel ‘700, traccia la biografia di Scalfati come un intellettuale meridionale aperto al pensiero europeo ed italiano del tempo, soffermandosi sulla famiglia e sul rapporto con il fratello Matteo, generale di artiglieria e poi comandante della Nunziatella, autore di saggi di tattica militare. Tra le fonti, a cui la Pingaro ha attinto, vi sono l’ampio testamento del “filosofo”, custodito nell’Archivio di Stato di Salerno, e la “Storia della famiglia”, scritta da Luigi Scalfati nel 1973.

Poi è trattato il problema della riforma del Catasto che, nel pensiero di G. B. Scalfati, assumeva un’importanza decisiva, in quanto egli vedeva nel “sistema onciario” la causa principale del dissesto finanziario in cui versavano le Università (oggi i Comuni) del mezzogiorno. Giustamente la Pingaro afferma che “i catasti italiani settecenteschi assumono il carattere di strumento anti-feudale, mediante il quale l’esigenza di censire la proprietà è direttamente proporzionale al compito politico di gestire il potere nelle città e di ridefinire in rapporti di dipendenza nelle campagne”. Al riguardo Aurelio Musi ha scritto che la prassi catastale si configurò come “il tentativo d’imporre, per via non rivoluzionaria, l’illuministica ragione dello Stato sulle ragioni del privilegio”. Di qui l’importanza della mappatura catastale e del progetto riformatore di Scalfati che comprendeva anche aspetti di innovazione della pratica agricola. Purtroppo, però, gli sforzi tesi ad un nuovo Catasto, che superasse quello dell’epoca di Carlo III e consentisse di realizzare un nuovo equilibrio tra i ceti sociali, non ebbero successo per le resistenze baronali, a cui Scalfati stesso faceva cenno nel suo progetto. Fu soltanto più tardi, col regno di Murat (1808-1815) che, come ha evidenziato Renata De Lorenzo nella sua vasta produzione scientifica sul tema (tra cui “I catasti napoleonici nel Mezzogiorno d’Italia tra strumento fiscale e rappresentazione cartografica” e da ultimo “Murat”, 2011), si potette finalmente elaborare un Catasto, non geometrico ma a stima peritale, impostato in un’ottica antifeudale e favorevole alla diffusione della proprietà privata, tale da consentire certezza e regolarità nel prelievo, perequazione fiscale, certificazione proprietaria. Esso rispondeva al criterio di tassazione per categorie economiche e non per classi sociali come nel sistema settecentesco.

Rispetto a tutto ciò il “Piano” di Scalfati si poneva come prospettazione di esigenze di modernità e rappresentava un’acuta anticipazione di nuovi scenari sociali. Ma, proprio le resistenze feudali che incontrò questo Piano, come d’altronde tutti i conati innovativi del ‘700, costituiscono una riprova dell’inefficacia del riformismo settecentesco. Al riguardo sono evidenti le responsabilità dei Borbone, che non se la sentirono di appoggiare fino in fondo quel riformismo e di cambiare la base sociale su cui si reggeva la dinastia, sicché fu inevitabile l’epilogo rivoluzionario. Lo stesso Scalfati, deluso e benché ottuagenario, finì per aderire alla Repubblica Napoletana del 1799 e gli altri suoi familiari (i discendenti del fratello Matteo e Giovanni Marciano Simonetti), poi, si strinsero intorno a Murat, assumendo anche cariche pubbliche nel buongoverno del decennio francese.

 

Massimo Scalfati

 

* Articolo pubblicato nella pagina culturale del ROMA il 3 giugno 2011.

 


Istituto Italiano di Scienze sociali

www.istitutoisis.it

Dipartimento di Scienze del Governo e dell'Amministrazione

 

Seminario programmato

Per il ritorno all'intervento pubblico in economia.

Verso un diritto pubblico europeo dell'economia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Camera Nazionale degli Avvocati

Revisori Legali dei Conti

www.avvocatirevisori.org

 

 

 

Seminario

 

(in corso di approvazione

da parte del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli)

 

L’Avvocato

Revisore legale dei conti:

una duplice professionalità

da valorizzare.

 

 

Programma di massima

 

 

Saluti del Presidente

e del Consigliere Segretario

dell’Ordine degli Avvocati di Napoli.

 

 

Introduzione.

L’Avvocato Revisore Legale: una duplice professionalità da valorizzare nell’ottica del binomio inscindibile tra Diritto ed Economia.

Prof. Avv. Francesco Maria Cervelli

Presidente Nazionale

Camera Nazionale degli Avvocati Revisori Legali dei Conti

 

L’evoluzione della professione di Revisore Legale nella normativa europea e statuale.

Prof. Avv. Massimo Scalfati

Direttore Scientifico Nazionale

Camera Nazionale degli Avvocati Revisori Legali dei Conti

 

 

Normativa professionale e deontologica.

Avv. Salvatore Gesué

Segretario Nazionale

Camera Nazionale degli Avvocati Revisori Legali dei Conti

 

 

Il tirocinio e l’esame di Stato.

Prof. Avv. Rocco Lupoli

Componente Consiglio Nazionale

Camera degli Avvocati Revisori Legali dei Conti

Direttore Ufficio Esami di Stato

Università degli Studi di Napoli Federico II

 

La formazione continua. L’elenco dei Revisori inattivi.

relatore da designare

 

 

Il Collegio sindacale e il controllo legale dei conti nelle società commerciali. La certificazione del bilancio.

Prof. Avv. Stefania Cervelli

Docente a contratto di Diritto Civile

Università degli Studi di Napoli Federico II

 

Il Collegio dei Revisori ed controllo legale dei conti negli enti pubblici. Controllo interno e controllo esterno. Gli orientamenti giurisprudenziali della Corte dei Conti in materia di responsabilità erariale dei Revisori nella P.A.

Prof. Avv. Massimo Scalfati

Direttore Scientifico Nazionale Camera degli Avvocati Revisori Legali dei Conti

 

Rischio da revisione

e responsabilità professionale del Revisore.

I principi di revisione.

Il campionamento statistico.

relatore da designare

 

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Unica giornata: 4 ore. Dalle 14,30 alle 18,30. Crediti formativi 4. Seminario gratuito.

Ai partecipanti al seminario che faranno richiesta e previa verifica della presenza presso l’Ordine degli Avvocati, la Camera Nazionale degli Avvocati Revisori Legali dei Conti rilascerà un attestato di frequenza (costo della pergamena: 5 euro).